Torino, 9 aprile 1987. Primo Levi accoglie nella sua casa un giornalista tedesco. Prende il via così un lungo flashback, un racconto fatto di immagini, rievocazioni e riflessioni. Le atroci vicende del campo di Auschwitz, le parole di gerarchi nazisti e collaboratori pentiti si ripresentano agli occhi di Levi, così come il suo costante tormento, le sue domande irrisolte e la sua incapacità di dare giudizi su persone e fatti. Due giorni dopo, Primo Levi, verrà ritrovato morto nella tromba delle scale del suo palazzo, lasciando al mondo queste parole: “Ad Auschwitz sopravvivevano i peggiori. Mi sento innocente, ma alla ricerca permanente di una giustificazione, davanti agli occhi miei e degli altri”.
Sala Consiliare
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Correzzana