La Villa

In posizione dominante rispetto al paesaggio circostante, si compone del corpo principale a uso residenziale e di altri edifici di servizio disposti nella parte nord est della proprietà: portineria, scuderie, granaio e abitazione del fattore. L’intero compendio immobiliare è custodito dal grande parco e si affaccia a nord sul paesaggio del Parco Agricolo della Valletta e, in lontananza, sull’anfiteatro delle Prealpi Lombarde. Il prospetto meridionale si apre sui terrazzamenti del giardino all’italiana e verso il territorio di Casatenovo. La sua costruzione risale agli inizi del XIX secolo.

L’attuale aspetto è il frutto di un grande progetto commissionato da Giacomo Greppi per dare vita ad un’imponente residenza di villeggiatura e, al contempo, alla sede di una grande azienda agricola.

L'edificio padronale

L’edificio padronale, con pianta a U, aggetto centrale nella facciata sud e torretta sul tetto, si eleva su tre livelli: il piano terra di servizio, il secondo piano di residenza nobile e l’ultimo piano in origine adibito alle abitazioni della servitù. È plausibile attribuire il progetto ad un seguace del Piermarini, visti gli stretti legami fra il grande architetto umbro e la famiglia Greppi e considerando i caratteri architettonici e decorativi della villa. L’intera struttura è lavorata a finto bugnato liscio con aperture distribuite in modo regolare in tutto l’alzato e con pareti scandite da lesene piatte e da archi ciechi.

Gli interni del primo piano sono interamente decorati con dipinti parietali in stile neoclassico ed eclettico e conservano, nell’ala ovest, elementi architettonici risalenti al XVI secolo, ovvero alla preesistente villa. In questa parte le stanze del piano nobile si aprono sul caratteristico parterre con carpinata, la parte di giardino più assiduamente frequentata dai Greppi.

Salone grande

L’ambiente principale del piano nobile è situato nell’ala ovest della villa, ovvero nella parte che ingloba le strutture della preesistente casa degli Arrigoni, e prospetta direttamente, attraverso grandi portefinestre, sul parterre del carpineto. È caratterizzato da un soffitto a cassettoni dipinti con figure allegoriche e da una fascia a monocromo che corre nella parte sommitale di tutti e quattro i lati con raffigurazioni inerenti il mondo della natura e le attività agricole. Venne concepito come salone di rappresentanza e luogo di ritrovo per gli ospiti della villa, era chiamato proprio salone grande e, nei disegni di Alessandro Greppi, è rappresentato colmo di arredi e, spesso, di persone intente a svolgere le più diverse attività.

Nei primi decenni del XX secolo, con la presenza della contessa Bice e di numerose famiglie di sfollati a cui la padrona di casa aveva dato ospitalità durante la guerra, questa parte della casa non veniva quasi mai frequentata. Il salone veniva chiamato anche salone rosso per via del colore predominante degli arredi ed era disseminato di poltrone e divani, tavolinetti con suppellettili in argento e vasi orientali. Alle pareti numerosi quadri certamente di grande valore artistico.

Sala ad uso del bigliardo

La stanza adiacente al salone grande, anch’essa affacciata sul parterre del carpineto, presenta un soffitto a volte riferibile come datazione al XVI secolo e cioè alla preesistente villa dei nobili Arrigoni.

Il soffitto è caratterizzato da grottesche dipinte in stile pompeiano che, come tutte le decorazioni di questa ala della residenza, risalgono ai primi due decenni del XIX secolo. Alcuni disegni di Alessandro Greppi documentano la presenza di un tavolo da bigliardo durante l’inoltrato XIX secolo e anche ai tempi della contessa Bice Greppi (prima metà del Novecento).

Le persone che hanno vissuto in villa nel Novecento ricordano la presenza di tappezzerie azzurre con raffigurazioni di pagode orientali tipiche dell’eclettismo di fine Ottocento. Da questa stanza aveva inizio la cosiddetta enfilade di ambienti: a porte aperte la vista spaziava fino all’ultima stanza dell’ala est, all’estremità opposta della villa.

Sala del caffè

Accanto alla sala del bigliardo si apre quella che a inizio Ottocento era definita la sala del caffè. La decorazione parietale si configura a quadrature con rappresentazioni di monumenti classici.

Durante gli anni trascorsi dalla contessa Bice nella villa, l’ambiente, conteneva la biblioteca: tutte le pareti erano ricoperte di scaffali pieni di volumi e, al centro, era posto un grande tavolo.

Le figlie dell’autista della contessa ricordano come da bambine erano attirate da quella che veniva chiamata dagli abitanti della casa “la scatola magica”, un meccanismo che permetteva di vedere le fotografie con effetto tridimensionale.

Sala mangié

L’ambiente che si apre lungo il corridoio subito dopo la sala del bigliardo è messo in comunicazione con il salone grande attraverso due porte e conserva le coperture a volte della preesistente villa Arrigoni.

Aveva la funzione di sala da pranzo. Durante la prima parte del XX secolo era arredata da un tavolo rotondo e da numerose mensole sparse lungo le pareti colme di piatti e stoviglie. Diverse di nicchie contenevano suppellettili.

Le scale situate sul lato nord mettono in comunicazione il piano nobile con il pianterreno, dove si trovavano le cucine, la cantina e la ghiacciaia, oltre ai magazzini dei viveri. La biancheria da tavola era contenuta in grandi armadi posti nella sala adiacente.

Stanza celeste

Decorata in stile neoclassico agli inizi dell’Ottocento, la stanza celeste, prendeva il nome dal colore predominante degli affreschi che si conservano in buono stato sia sul soffitto, sia sulle sovrapporte. All’epoca fungeva probabilmente da camera da letto del conte Giacomo, proprietario della residenza, essendo l’ambiente situato proprio nella parte centrale, aggettante del lato meridionale della villa, con vista sui giardini all’italiana e contrassegnato dal balcone con balaustra.

Due porte permettono l’accesso diretto a due piccoli locali un tempo adibiti a toilette e studiolo e alle scale di servizio che portano al piano superiore, abitato dalla servitù, e al piano terra. Mantenne l’uso di camera da letto per gli ospiti durante il periodo in cui la villa venne abitata dalla contessa Bice, nella prima parte del Novecento.

Cappella

La cappella di San Giacomo, intitolata anche alla Vergine Maria, venne concepita certamente nel progetto iniziale di costruzione della villa e si trova al piano terra dell’ala est. Vi si accede sia dal fronte nord, attraverso una porta con imposte che reca sopra l’architrave l’iscrizione della dedicazione, sia dal fronte sud. In questo caso, dal terrazzo con balaustra che prospetta sui giardini all’italiana, si aprono due accessi che conducono alla chiesetta: uno porta direttamente alla piccola anticamera, nella quale si può ammirare l’effige scultorea del conte Giacomo Greppi.

L’architettura e le decorazioni a parete e a soffitto, così come lo stile dell’altare e le opere che vi si conservano, riportano a un’impronta neoclassica, malgrado la presenza della lunetta dipinta sia da ricondurre ad un gusto eclettico.
La pala d’altare, una copia dell’originale, raffigura il martirio di San Giacomo, in onore del primo Greppi committente della villa, la cui sepoltura viene ipotizzata proprio nella cappella dallo storico Andrea Spiriti. Il busto in gesso dell’arcivescovo di Milano Nazari di Calabiana ne ricorda la visita nel 1867. Una sua successiva visita, avvenuta nel settembre del 1873, è brillantemente immortalata in una pagina dei diari di Alessandro Greppi, particolarmente divertito nel descrivere il cerimoniale di accoglienza.

Come il salone grande e le stanze dell’ala ovest della villa, anche la chiesetta era un ambiente assiduamente frequentato dalla famiglia, sia durante il XIX secolo, sia nella prima parte del XX. Vi si celebrava quotidianamente la messa e ogni sera si recitava il rosario, riti che cadenzavano le giornate, annunciati dal suono della campana. Ai tempi della contessa Bice anche gli abitanti di Casatevecchio potevano partecipare alle funzioni.

Stanza rosa

L’ultima stanza dell’ala est presenta una caratteristica decorazione a soffitto che riproduce la forma di un padiglione, di rimando alle strutture mobili che venivano spesso allestite nei parchi e nei giardini delle ville nobiliari durante l’inoltrato Ottocento. All’interno di medaglioni sono poi raffigurati, con uno spiccato gusto per il dettaglio, esemplari di avifauna testimonianza di uno stile più eclettico e formale di fine XIX secolo.

L’ambiente presenta il rosa come cromia dominante e fu probabilmente fin dal XIX secolo una camera da letto. Divenne la stanza della contessa Bice durante il Novecento, collegata direttamente al guardaroba, al bagno privato e alla stanza della cameriera personale, la signorina Michelina Pirovano.

Questa parte dell’ala orientale della villa si identificava quindi con gli appartamenti di Bice Greppi, che vi accedeva dalla zona porticata del piano terra tramite la scala di servizio, coperta all’epoca da una passatoia rossa.